IL BRUCO CHE BALLAVA IL FLAMENCO


Avevo fatto la spesa ma per qualche giorno, buona parte di quello che avevo comprato era rimasto inutilizzato nel frigorifero o sopra di esso perché erano sopraggiunti lavori urgenti e il prepararmi da mangiare era passato, come tante altre volte, in secondo piano. Quando mi liberai dagli impegni, scelsi tra le cose acquistate il cavolfiore, sconto 30%, e che nell’attesa avevo messo al fresco in cantina ma non dentro al frigorifero.

Lo portai in cucina e in compagnia di un bicchiere di vino e di qualcosa da sgranocchiare, tolsi la pellicola trasparente e due delle foglie esterne che avevano iniziato ad avvizzire. Volevo prepararci dei bucatini conditi con cavolfiore lesso, uvetta, pinoli e zafferano e dopo avere tolto le foglie esterne, presi un coltello ben affilato per suddividerlo in rosette.


Come ogni cavolfiore che si rispetti, era sodo e ben modellato ed avevo quasi finito, quando tra le rosette bianche distribuite sul tagliere, vidi un bellissimo bruco verde raggomitolato su se stesso. Era paffuto, pulito e terrorizzato all’idea di finire a breve sotto al coltello o a bollire in pentola. Non avevo mai trovato un bruco nei cavolfiori e cercai la pellicola che inizialmente lo avvolgeva. Sull’etichetta era indicata l’origine: Spagna.


“Ma pensa te quanta strada può fare un piccolo bruco! Ma cosa ci faccio adesso? In pentola ovviamente non ci finisce ma non posso mica metterlo fuori con questo freddo, povero bruco!” Insomma, persi quasi interesse per la cena e mi concentrai sul bruco per trasferirlo delicatamente dal tagliere su di un piattino.


Il bruco dopo un po’ si rilassò e stiracchiandosi un pochino mi bisbigliò piano: “ma sul serio non mi fai niente?”.

E io: “e perché dovrei, anzi, meno male che sei cascato fuori e che Ti ho visto! “


Il bruco si tranquillizzò, io tornai a prepararmi la cena e a pulire quello che avanzava del cavolfiore. Misi i residui della mondatura dentro a un contenitore e chiesi al bruco: "cosa ne dici se ti metto in quello che avanza della verdura?". Il bruco sorrise e si lasciò adagiare su una foglia. Per la notte lo lasciai in cucina, faceva più caldo lì che non a stare in cantina, comodamente sdraiato sugli avanzi del cavolfiore e al sicuro delle zampate dei miei gatti.

Il giorno dopo, a colazione, presi il contenitore e il bruco mi venne prima incontro per salutare e per iniziare poi a passeggiare sulle foglie e andare infine alla scoperta delle pareti del contenitore in cui lo avevo accomodato.

Dovetti assentarmi e quando tornai, il bruco non c’era più. “Ma dov’è finito?” Iniziai a cercarlo per trovarlo solo il giorno successivo, sempre nella cassetta ma molto più in fondo. Arrossì un poco, lui, perché in effetti mi ero preoccupata e mi sussurrò imbarazzato: “sai devo crescere e ho mangiato tanto e poi mi è venuto sonno…”


Le foglie del cavolfiore erano però ormai quasi tutte da buttare via e iniziai a chiedermi come nutrire il bruco nei giorni successivi. E poi, cosa ne sarebbe stato di lui un giorno? In cosa si sarebbe trasformato? Una veloce ricerca su internet svelò il mistero: sarebbe diventato una bellissima cavolaia e non per nulla la cavolaia porta il suo nome perché appunto si nutre di cavoli! Ma anche di cime di rapa che sono quelle che sta mangiando adesso dopo che per un giorno è mezzo è rimasto avvinghiato a una bustina di tè al bergamotto che era accidentalmente finita nelle sue vicinanze.


“Non sto a spiegarti cos’è il tè perché è troppo complicato ma non credo ti faccia bene. Vieni via da lì”.


Se ne convinse appunto solo dopo un bel po’ e dopo che aveva iniziato ad assumere un colore giallino. Se avesse potuto, penso che avrebbe volentieri vomitato e si lasciò infine mettere su una foglia di cima di rapa e mi permise di buttare via la bustina di tè. Adesso sta meglio, anche la popò è tornata ad essere regolare, perché sì, anche i bruchi fanno i bisognini!


Ma adesso bisogna arrivare alla primavera. Farà sicuramente bene alla popolazione delle cavolaie locali conoscere una cavolaia spagnola. Insegnerà loro a ballare il flamenco e racconterà la storia affascinante di un paese lontano e di come, nascosta in un cavolfiore, è arrivata fino in Italia! Una favola vera. Buon Natale 2018!


Stiolo di San Martino in Rio (RE), 25 Dicembre 2018

PS: C'è chi in questa storia ha riconosciuto lo spirito del Natale e ne sono stata felice ma è un racconto che si presta ad essere letto anche come metafora per parlare di immigrati, per giunta clandestini, di come possono fare male anche droghe leggere e di come con la buona volontà, tante situazioni possono trasformarsi in un lieto fine. 


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