IL RIMORSO (AUTODAFÉ)
Era l’estate scorsa. I vicini di casa mi avevano portato due dei loro gatti con la preghiera di accudirli mentre andavano in vacanza.
Ci eravamo conosciuti l’anno prima. Erano partiti lasciando i gatti in custodia a dei familiari ma, a loro insaputa, uno dei gatti era scappato e io l’avevo trovato vagante, alquanto malconcio nei pressi di casa mia. Attenta a non innescare liti, riusciii a inserirlo nel mio “clan” e mi misi alla ricerca dei proprietari. Andando di porta in porta e allargando sempre di più il raggio, venni a sapere di chi era il bel gattone che fino ad allora non avevo mai visto.
Facendo i dovuti controlli mi accertai che l’animale fosse veramente amato e ben accudito tant’è che, di comune accordo, i proprietari continuarono sereni le loro vacanze mentre la bestiola passò la sua di vacanza a casa mia fino al momento in cui la sua Famiglia venne a riprenderlo.
Così fu che l’anno scorso, memori della disavventura conclusasi nel migliore dei modi l’anno prima, l’allegra Famigliola composta da bambini vivaci ma incredibilmente beneducati (ormai una rarità…), partì per le vacanze dopo avermi lasciato in custodia il gatto dell’anno precedente insieme alla sorella.
Avevo arredato per loro appositamente una stanza, con un maxi graffiatoio nuovo di zecca. Iniziava a fare caldo e al momento del congedo di mia iniziativa dissi alla proprietaria che, conoscendo bene il pericolo mortale delle finestre aperte a ribalta, non le avrei comunque mai aperte.
Purtroppo il caldo aumentò talmente che non rimasi lucida e una sera, per una ventina di minuti aprii la finestra per non vederli più boccheggiare. In teoria la forbice della finestra era talmente alta che Galatea non sarebbe potuta nemmeno arrivarci ma purtroppo usò un tavolo posto nelle vicinanze nel tentativo di saltare fuori e morì incastrata.
Arrivai con un minuto di ritardo ma anche se è passato quasi un anno, porto ancora il peso sulla coscienza e non riuscirò mai a togliermelo.
25 Marzo 2016