UN ANNO DOPO


Chi ha letto la storia di Tainer e poi anche il racconto de La luna nel pozzo sa che la nostra Famiglia è composta da un congruo numero di Penati (i lumi tutelari tanto cari agli antichi romani) con tanto di code, baffi e zampe… cani e gatti che vigilano attenti sui di noi, sui nostri letti e divani e anche sulla prima colazione!

Poco più di un anno fa, era rimasto un vuoto lasciato da Tainer e da Red, entrambi passati a miglior vita: Tainer in cielo e Red con Neve, una bella Golden per la quale i proprietari cercavano da tempo un compagno. Così fu che decidemmo che era venuto il momento di andare in canile.

Mentre eravamo in viaggio, Mauro ed io pensavamo a voce alta:

Maschio o femmina?

Ma non è che a prenderne uno, dividiamo una coppia inseparabile?

E se ne prendessimo due, magari uno un po’ malandato? Giusto per non lasciarlo marcire per il resto dei suoi giorni in canile?

Mauro non è un santo ma, adoperandosi molto per sopportarmi, è sulla buona strada… con uno di quei sospiri che conosco bene, approvò che i “da salvare” potevano essere due e condivise la scelta di adottare delle femmine.

Così fu che chiamai per avvisare che stavamo arrivando e che venivamo con l’esplicita richiesta di un cane in forze e anche di un “catorcio” al quale sperare di poter regalare almeno ancora qualche mese di vita fuori dalle sbarre del canile.
Giunti a destinazione ci guardarono un po’ increduli. Nei canili non c’è la fila per le adozioni e riuscire a dare via due cani in un giorno solo, di cui uno pure malandato, capita ancor’ più di rado. Ammetto che avevo contattato una mia amica per evitare il comprensibile terzo grado che viene fatto a chi vuole adottare un animale: non sono giocattoli, né oggetti sui cui sfogare maniacali buone intenzioni e l’unica volta in cui ho usato il mio buon nome per superare la fila fu questo.

Così fu che Il cane catorcio che volevamo, fosse già lì ad aspettarci - una vecchia Setter, tanto malandata quanto sorridente. Si chiamava Diana ma, a furia di elemosinare coccole e cibo dalla disperazione, si era fatta imporre anche un secondo nome, seppure di minor classe: Bidona.

Rimando nuovamente alla lettura della storia di Tainer per capire quale miracolo avvenne quel giorno, quando scegliemmo il secondo cane, Birba-Ombra-Luce ma torniamo a Diana. Ci dissero che aveva 13 anni, sequestrata a un disgraziato di cacciatore che l’aveva usata per la caccia e come fattrice tenendola in condizioni più che squallide. Ci consigliarono di cambiarle il nome: vita nuova, nome nuovo.

Avrebbe funzionato?

Faceva freddo. Eravamo un po’ tesi. Avremmo scelto i cani giusti? Si percepiva poco ma erano tesi anche i volontari. Eravamo noi, quelli giusti per quei cani ai quali avevano dedicato ore preziose del loro tempo per cercare di alleviare la loro condizione? Venni a sapere solo pochi giorni fa che allora, poco prima del nostro arrivo, era morto Filippo, un cane che per molto tempo aveva condiviso la gabbia con Diana. Congedarsi a volte è triste e può serbare amare incertezze.

Diana era diventata talmente insofferente da non riuscire più a stare sempre in gabbia, un soffio al cuore, una dermatite, orecchie infiammate e conciate peggio di stracci, tracce evidenti di ferite date da un nevrotico leccamento.

Non ne posso più.

Volevamo un cane catorcio, no?!

Ebbi paura e mi chiesi se stavo facendo la scelta giusta.
Non è facile scegliere. Non è facile decidere. Volere, volere salvare forse non basta. Anche Cristo tentennò sulla croce.

Avevo ancora la testa imbottita di analgesici per una brutta caduta avvenuta di recente ma pensai che il fare è fatto di fatti e non di parole. E quindi Diana, con quella coda che sorrideva mitigante, accantonò i miei dubbi.

Dammi una possibilità.

Si lasciò lavare anche se non ne fu molto felice. Caricammo lei in macchina e anche Birba-Ombra-Luce e ce ne tornammo a casa. Pensando al liquore color crema al quale tanto rassomiglia il colore del suo manto, le diedi un nuovo nome e quando Bailey’s entrò così in casa, i caldi cuscini che l’aspettavano e lei, furono una cosa sola! Dormiì per quasi due giorni di fila. Aveva molto da dimenticare, elaborare. Il miglior canile non è un albergo a cinque stelle e chi ci finisce innocentemente, rimane sfigurato nello spirito. Ma quasi mai è irrecuperabile. Dipende tanto, tantissimo, quasi tutto dal nuovo padrone.

Inizialmente si riprese in fretta per poi avere una ricaduta con la dermatite e per cedere alla tentazione di tornare a rovinarsi le zampe a furia di leccamenti. Fui inesorabile: terapia di antibiotici, cortisone e uno shampoo costoso quanto l’oro per la dermatite, un collare elisabetta per ovviare alle leccate e anche, purtroppo a mio/suo malgrado, qualche severissima, impietosa, sgridata. Quando hai un tic, non ti passa in fretta e a volte nemmeno con le buone.

Dopo quasi due mesi di cure guarì dalla dermatite e ce ne vollero altri due di collare per imparare che era meglio smettere di leccarsi. Ero anche in contatto coi quattro volontari che l’avevano seguita in canile e dal suo arrivo non c’eè stata volta che non li avessi tenuti al corrente di mia iniziativa sulle condizioni di umore e salute.

Mi restava un dubbio: ma poteva il soffio al cuore essere a sua volta essere una qualche forma di psicosomatizzazione data dalla permanenza in canile? La sua vita era ormai fatta da pappa cucinata in casa, cuscini, divano, compagnia, passeggiate nei prati.

A metà ottobre dell’anno scorso iniziai a ridurre gradalmente la dose di farmaci che prendeva e mi misi in ascolto del suo respiro: era quello di un cane anziano ma sereno e in salute. Oggi, alla vigilia del suo arrivo un anno fa, abbiamo fatto una ecocardiografia: sta bene, ha un disturbo al cuore ma ormai è così lieve che il veterinario ha confermato che Bailley’s non ha alcun bisogno di prendere medicine!


Sono uscita raggiante dall’ambulatorio per chiamare gli "zii", i volontari, che l’avevano seguita in questi anni: grande gioia!

Bailey’s ora sta dormendo ai miei piedi, sognando di correre nei prati e lo farà certamente al suo risveglio.

Non importa che i destinatari siano adulti, bambini, l’ambiente, gli animali ma le mie righe di oggi sono il “Grazie” rivolto a tutti quei volontari che trovano il coraggio e la forza necessari ad aiutare il prossimo , non importa che “creature” siano .

E Bailey’s? Questa sera si festeggia: pizza e bistecca. Non conosco un cane che sappia resistervi.


Stiolo di San Martino in Rio - 2014


Quando capii che non avevo scelta e che l'unica possibiltà era quella di separarmi a costo di ricominciare da "0", venne il momento di organizzare la mia dipartita. Anche perché spostare tutti insieme 6 cani + 9 gatti miei + 4 gatti di amici che me li avevano affidati per le vacanze, non era proprio possibile. Lasciai la maggioranza in stallo ad amici fidatissimi e i più delicati li tenni io, tra cui anche Bailey's, e furono così i primi ad arrivare a Solitaire insieme a me a fine agosto 2017.


Sembra ridicolo ma non lo è affatto: abbiamo dovuto tutti ricominciare daccapo: a muoverci in spazi stretti, a camminare in fila per il corridoio, ad avere meno spazio dove mangiare e dormire ma ora regnano una tranquillità e una libertà che prima non c'erano.


Tra i tanti problemi nuovi da risolvere c'erano anche le scale: 13 gradini. Per Bailey's sapevo che sarebbero state insormontabili, così la prendevo in braccio (23 kg) per portarla fuori ogni volta che avesse voluto (= 3-4 volte al giorno). Ero esausta, mentalmente e fisicamente ma Bailey's è potuta uscire così tutte le volte che voleva.


Poi iniziai a notare nuovi segni di indebolimento. Era da tempo che aspettavo quel momento ed ero in ansia perché non sapevo se avrei fatto in tempo a prendere la decisione giusta. 


Ai primi di novembre chiamai la mia veterinaria per chiederle come capire quando intervenire. Tutto volevo fare per risparmiare a Bailey's una tremenda agonia. Quando la vita che ti si prospetta è fatta solo più di giorni e non di semestri o anni o fatta solo di una vita "vegetale", qualcuno che ti ama dovrebbe avere il coraggio di aiutarti a farla finita se non ce la fai da solo. Questo è quello di cui sono convinta.


Il declino era evidente e la veterinaria ed io rimanemmo d'accordo che l'avrei chiamata a breve, dopo il prossimo segno esplicito di un ulteriore passo verso la fine. Bailey's dal canto suo era tranquilla, dormendo quasi tutto il tempo, mangiando e facendo i suoi bisogni con normalità e senza anomalie di sorta. Ad eccezione di uno strano becchettio di pochi secondi che di tanto in tanto pronnciava, quasi svegliandosi di soprassalto. Ed fu proprio quello che avevo interpretato come segno premonitore.


Il 14 novembre 2017 la lasciai di mattina, tranquilla dopo aver fatto serenamente colazione ed averla portata di peso come sempre a fare il suo giretto all'aperto. Quando tornai nelle prime ore del pomeriggio, ed ero andata ad un appuntamento importante per tutti noi, mi chiamò con un guaito disperato.


Mi aveva aspettata quelle ore per morirmi davanti agli occhi in poco meno di 25 minuti, talmente repentinamente che nessun veterinario sarebbe potuto accorrere in tempo per far qualcosa che comunque non sarebbe servito. 


Io che mi ero chiesta angosciata come risparmiarle una brutta fine. Lei mi regalò anche l'aver potuto essere presente alla sua morte. Celere e pressoché indolore.


Grazie, Bailey's.


Solitaire - Febbraio 2018