BLACKY


Un giorno qualcuno mi chiamò, sapendo che avevo ideato l’Associazione Animali Persi e Ritrovati, per segnalarmi che all’interno di uno stabile disabitato era stato notato un gatto incapace di uscirne.


Mi recai sul posto, in centro storico a Modena e praticamente dietro a casa. L’edificio era ormai prossimo ad essere adibito a cantiere per venire ristrutturato. Dei negozi un tempo ubicati al pianterreno, non erano rimaste altro che le grandi vetrate che si affacciavano sugli interni disseminati di quanto era rimasto alla rinfusa dalle ultime operazioni di sgombero. Mi era stato detto che la bestiola appariva verso sera, mettendosi in bella vista al centro di uno di questi ambienti per attirare in qualche modo i passanti. Il miagolio non era udibile perché le spesse vetrate impedivano che anche solo il minimo suono potesse uscirne. In più era completamente nera, si confondeva con il calare della sera e le uniche cose che si vedevano per qualche istante erano il rosso della piccola bocca quando chiamava per aiuto e una macchiolina bianca sulla gola. E il portone di accesso era ermeticamente chiuso.


Sembrava comunque in forze e non sapendo per il momento come dargli da mangiare, mi misi in fretta alla ricerca di chi poteva averlo perso. Da lontano sicuramente non veniva. Usai quindi di nuovo la tecnica dei volantini che mi ero inventata per cercare Ronin (sì, l’ho inventata io quella tecnica ed è quella che continua a dimostrarsi da sempre la più efficace di tutte) e ben presto rintracciai una gattara che abitava nelle vicinanze e che accudiva, di fronte a casa sua, la colonia felina che allora c’era in Via San Geminiano. Mi raccontò che la cosa singolare di quella colonia, era che tutti i gatti erano neri e riconobbe anche il monello quando la accompagnai davanti alla vetrina. Mi raccontò che di tutti i gatti quello era il più buono, l’unico che si lasciava accarezzare e che regolarmente veniva picchiato dagli altri.


Andammo al Comando dei Vigili Urbani e riuscimmo a farci aprire in modo da lasciare da mangiare qualcosa nell’androne. La piccola birba naturalmente non si fece vedere e girando per tutto il palazzo, dalle cantine al solaio, scoprimmo che era saltato all'interno dello stabile passando da un muro troppo alto per uscirne di nuovo e che in soffitta era riuscito a dare la caccia a qualche piccione. Era un edificio enorme, senza illuminazione alcuna. Per prenderlo ci sarebbe voluta una trappola solo che eravamo a ridosso di Capodanno. Così, ritenendolo comunque al sicuro più lì che non nella colonia per via dei botti che ormai esplodevano in tutta la città, gli lasciammo un sacco di provviste e tornammo "armate" solo con l’anno nuovo.


La gattara mi insegnò ad usare la trappola, il primo tentativo fallì, il secondo andò a segno. Quando per qualcuno inizi a non essere più nessuno, ti viene dato un nome e così lo chiamai Blacky. D’accordo con la gattara portai Blacky subito dal veterinario per farlo prima controllare, poi castrare nei giorni successivi e cercargli infine un’adozione perché nella colonia non volevamo che ci tornasse e la gattara, in quanto tale, aveva già troppi gatti a casa. Il progetto però non si svolse proprio esattamente come avrei voluto perché nessuno voleva adottare il gatto e io non me la sentivo di riportarlo indietro. Che per certi versi fu un bene perché negli anni successivi anche il rudere in cui viveva fu ristrutturato e i gatti che vi abitavano scomparvero tutti.


La cosa peggiore però, fu che lui e Ronin decisero di odiarsi a morte. Vedersi e attaccarsi a vicenda avveniva in simultanea e con una ferocia inaudita. Dovetti dividere la casa (cosa non facile quando vivi in una sorta di openspace…) e la volta che in ritardo mi immischiai nelle loro faccende nel tentativo di separarli, fu l’unica volta in cui Ronin mi morse selvaggiamente.


Le cose migliorarono unicamente quando da Modena andammo a vivere in campagna in una casa molto più grande. Adottai col tempo anche altri cani e gatti e i due litiganti impararono ad ignorarsi e ad avere un rapporto più disteso. Negli ultimi anni iniziarono a tollerarsi a tal punto che Ronin e Blacky mangiavano a volte, ognuno dalla propria ciotola, stando uno accanto all’altro.


Adesso Blacky ha 14 anni e, dopo la morte di Ronin nel 2017, è il gatto più anziano del gruppo. Ora che il suo migliore nemico non c’è più e non avendo velleità di comando, ha preferito lasciare questo incarico a Simba. È schivo di carattere e starmi in grembo, o condividere la notte sul mio cuscino, sono le sue uniche ambizioni di sempre.


Solitaire – Febbraio 2018