BELLA


Ero uno sgorbio di Pastore Tedesco che avrebbe potuto essere un bel cane se non ci fosse stato di mezzo il solito allevatore che voleva per forza di cose avere solo cuccioli di razza perfetti. Da vendere a umani ovviamente imperfetti perché alla nevrotica ricerca della perfezione…. Così l’aveva abbandonata in un campo e lei era stata ritrovata impaurita e diffidente.


Avrebbe fatto meglio a non fidarsi perché la misero subito alla catena. Corta. La vidi per la prima volta nell’autunno del 2008. Ormai aveva oltre una decina di anni, rattrappita e malandata, accasciata davanti a una cuccia sghemba e fatiscente, il mucchio delle sue stesse feci ammassate alla sua destra, una vecchia pentola con un pastone marcio alla sua sinistra e sotto la quale una famiglia di topi aveva ben pensato di costruirsi una tana. Self service.


La fame era tanta, troppa, condivisa con una nidiata di gattini. Un giorno ne azzannò uno, perché una fame tremenda era una delle tante cose che li accomunava. Ma ancora non lo sapevano. Vivevano in una fattoria dove i veterinari passavano regolarmente a controllare il bestiame ma loro no, erano dei fantasmi, non visti da nessuno.


Timidamente chiesi permesso se potevo migliorare un po’ le condizioni della sua cuccia. Un pallett per alzarla da terra e qualche sasso per rimetterla in bolla (la casa della strega di Hänsel & Gretel stava sicuramente meglio in piedi), una coibentazione fatta con avanzi di pannelli isolanti dopo una sana ripulita. Si chiamava Bella e Bella iniziò ad avere un altro sguardo.


Presi nuovamente coraggio e chiesi permesso se non avrei potuto portarla a spasso di tanto in tanto. Al guinzaglio. Non solo alla catena. E questo nonostante una doppia displasia all’anca. E ciò nonostante, fosse stata curata almeno un poco, avrebbe potuto essere bellissima. Per fortuna qualcuno la sua bellezza l’aveva notata. C’è quasi sempre qualcosa di bello. Però la bellezza bisogna volerla anche vedere.


Una passeggiatina oggi e una domani. Dai. Guardati a distanza.


Poi arrivò una notte. Quella notte. -15°C. Adesso non me ne importa proprio niente del quieto vivere. Posso portarla in casa? La mettiamo in corridoio, visto che puzza in modo indecente ma almeno la mettiamo al caldo. Non si può lasciare fuori nemmeno un cane con una temperatura così.


L’andai a prendere, la catena ghiacciata fin dentro alla cuccia, fino attorno al collo. Il corridoio dovette sembrarle una reggia. Un materassino recuperato non so come, una coperta non so dove. Il giorno dopo pappa per cani, quella più economica ma almeno i topi, da quel giorno, dovettero imparare ad andare a mangiare altrove.


2010. Venne il giorno del trasloco. Posso portarla con me? Tanto Voi siete così impegnati… Sì ma rimane intestata a noi. Padre padrone…


Bella diventò la mia ombra e, per quanto possibile, bella di nome e di fatto. Rinacque… ?.... Nacque! In due settimane imparò da sola che i bisogni un cane beneducato li fa fuori casa. La malattia e la vecchiaia la rallentavano ma imparò che anche i gatti potevano essere amici. Scelse Ginseng, il fratello maggiore di quello a cui aveva spezzato la spina dorsale, a beniamino amatissimo. Quante volte li ho visti giocare insieme. Felici. Aveva un foro nel palato, quando mangiava aveva problemi a deglutire e sporcava in giro. Pazienza.


Dovetti partire per un viaggio di lavoro. Per due giorni si rifiutò di fare anche solo la pipì. Dov’era quella che l’aveva salvata dalla morsa di una morte in una notte d’inverno? Da Francoforte mi dovetti ingegnare per dare le istruzioni giuste…


Solo due anni ma furono i più belli che mai avesse avuto. Solo due anni. Camminava sempre peggio ma si sforzava. Dove ero io, voleva essere anche lei. Poi improvvisamente una endometriosi a fine primavera. Operata d’urgenza. Salvami ancora una volta. Salvami. Fu salvata ma poi arrivò lo stesso quel giorno che ogni “padrone” amorevole non vorrebbe mai dover affrontare. Con la testa c’era ancora tutta, la mia vecchia ma bella Signora ma il corpo non più.


A pranzo andai a prendere la pizza. Le piaceva tanto! Pizza a pranzo e pure a cena? Pizza per tutti! C’era allegria, tutti felici, anche la veterinaria sorridente che era venuta, mentre io avevo la testa di Bella in grembo che mi sorrideva felice lasciandosi andare a quell’insolito torpore, in quel giorno felice in cui tutti erano allegri perché la pizza l’avevo servita sia a pranzo che a cena.


Non fece in tempo ad avvertire e capire il perché di una mia lacrima che le cadeva sul muso.


"DOPO"


Ci saranno anche loro?

Ci saranno anche loro, proprio tutti?

Verranno tutti con le code ritte,

a strusciarmisi alle mie gambe,

a fare le fusa sulle mie ginocchia?

Loro sì che mi mancano ogni giorno,

ci saranno anche loro?

Se c’è Dio

e se è bontà infinita,

a ciascuno di loro approntera’

il proprio paradiso.

Ci saranno anche loro tutti quanti?

Nikos Dimou