BAVAGLINO

Dell’essere amati. Da un gatto.


Fu una sera di dicembre del 2013 che i nostri gatti, chiedendo di uscire per l’ultima passeggiata prima di andare a dormire, invece di disperdersi in giardino e tornare poi alla chetichella, rimasero tutti nel raggio di pochi metri attorno a casa. Il mio, oramai, ex-compagno ed io ci guardammo meravigliati. Non, invece, i nostri gatti che, evidentemente ancora prima di uscire, avevano capito che quella sarebbe stata una sera diversa dalle altre. Ci rendemmo conto che, per quanto disinvoltamente e apparentemente indifferenti, avevano iniziato a formare un cerchio e dopo un po’, nel freddo buio di quella prima notte, intravedemmo una macchia biancastra e due occhi luminosi timidamente e curiosamente accovacciati nell’oscurità.


Bavaglino arrivò così, all’improvviso, non si sa se inviato dal buio, da una stella cometa di passaggio o dal buon Dio. Fatto sta che era lì e osservava attentamente tutto e tutti e rivelandosi pure saggio, perché stette fermo immobile a segnalare nel più pacifico dei modi la sua non belligerante presenza.


I nostri gatti non furono da meno, situazione assai insolita. Per certi versi fu come sul culmine di un film western: solo che nessuno sparò, nessuno fece la prima mossa e, dopo aver riportato in casa tutti i nostri gatti, ce ne andammo pure noi a dormire. Non senza aver lasciato una ciotola di cibo e acqua fresca a disposizione dello sconosciuto…


Fu così che per 1 anno e 9 mesi e mezzo, Bavaglino si presentò ogni sera davanti a casa nostra. Era discreto, non invadente. Si avvicinava ai nostri gatti con fare cauto e rispettoso, mettendoli così in condizione di non poterlo nemmeno redarguire. Sapeva cosa faceva, Bavaglino!


Era piccolo e magro e gentile, quanto grosso era il suo testone da gatto selvaticone! Era incredibile: si materializzava dal nulla (per quanto i nostri gatti cambiassero atteggiamento poco prima del suo arrivo, sempre aspettandolo in cerchio, manco fosse un re) e si presentava per l’ora di cena, tenendosi inizialmente a 5, e poi 4, 3, 2, 1 mt di distanza (0,5 mt in meno ogni 4 mesi…) .


Quello che però ci stupì più di ogni cosa era che, dopo la sua cena, non spariva per tornare precipitosamente nel limbo a noi ignoto da cui era venuto. No, stava lì a guardare in casa, a guardarci dentro, incurante del freddo per molte ore, a vedere cosa facevamo, a osservare la nostra vita e, l’abbiamo capito col passare del tempo, a manifestarci il desiderio che potesse essere anche la sua. Fu perseverante a tal punto che subdolamente intenerì prima il mio compagno (io tanto ero già “fatta” ma fingevo uno strategico distacco) che come lo vedeva apparire, correva fuori per portargli la cena.


Mise a severa prova la nostra costanza… fino ad una sera d’estate del 2014 quando, invece di apparire con le tenebre, si presentò poco prima del tramonto. Della cena non gliene importava un fico secco. Voleva vederci in faccia e che noi vedessimo lui. E poi perlustrò meticolosamente tutto il giardino. Stappammo una bottiglia per festeggiare l’evento: era venuto per andare a rogito!


Dovemmo però aspettare un altro anno prima che decidesse di prendere anche la residenza…


Poi arrivò agosto del 2015 e improvvisamente non comparve più. In quasi un anno e mezzo era successo solo due volte che mancasse per 48 ore all’appuntamento serale, solo che questa volta passò giorno dopo giorno senza che Bavaglino si presentasse a cena. Ovviamente avevo iniziato a cercarlo, una ricerca difficile in quanto lui non si faceva avvicinare – caso mai, lui al mio richiamo si avvicinava di un poco alla mia voce (nota bene: non io a lui, bensì lui a me…).


Riapparve dopo una settimana, magrissimo e con una ferita orrenda che dall’inguine aveva solcato una zampa intera. Impossibile avvicinarlo per medicarlo. Men che meno manipolarlo. La trappola per prenderlo con l'inganno volevo evitarla. Per fortuna trovai su suggerimento della veterinaria un antibiotico appetibile da mescolare al cibo. Due volte al giorno. Brutta faccenda quella di somministrare delle medicine a un gatto. Ti prenderò per fame… E così, stemperandogli la medicina in una razione minuscola di cibo alla quale ne seguiva una abbondante senza medicina come aveva finito la prima, Bavaglino non solo guarì ma decise di sua iniziativa che avevamo dimostrato perseveranza e attenzione e che a lui ci tenevamo proprio. Quante doveva averne passate… e così infine decise che non se ne sarebbe più andato. Nemmeno di giorno. C’era. Sempre.


Per l’inverno gli realizzammo sotto al forno in giardino una cuccia principesca, completamente isolata e a lui molto gradita: con “vista casa” in modo che potesse continuare a tenerci d’occhio! Riprese a utilizzarla con l’arrivo di temperature notturne meno gradevoli e ogni mattina era un piacevole cercarsi e salutarsi: ciao, Bavaglino! Bavaglino, tutto bene? Bavaglino qua c’è la Tua pappa! A domani, Bavaglino! Bavaglino, ci sei? Oh, che bello rivederti anche questa mattina, Bavaglino!


Solo che eravamo in zona di caccia e i cacciatori, si sa, si appropriano della vita e della felicità altrui… se Bavaglino fosse rimasto fuori, nonostante tutta la sua cautela, il suo desiderio di casa non sarebbe mai stato esaudito… morto ammazzato come troppi altri prima di lui… ma così, visto che già un paio di volte, aveva timidamente messo piede in casa trovando la porta “fortuitamente” aperta… un giorno, dopo essere entrato, gliela chiusi delicatamente alle spalle.


Sarebbe tornato ad uscire, ovviamente, ma intanto non cercò la porta. Sapeva dov’era ma preferiva il divano. Ancora non si lascia accarezzare ma stiamo facendo di tutto per meritaci il suo amore.


Buona notte, Bavaglino. Al caldo e al sicuro. E domani ci sarà ancora un altro giorno. Insieme.


30 settembre 2015


Aggiornamento: nei due anni successivi, fino al mio arrivo qua a Solitaire, Bavaglino ha confermato la sua voglia di casa (abbiamo molto in comune!). Solo da un anno riesco ad accarezzarlo (poco) e a mettergli un antipulci (W!W!W!) per quanto non necessario perché per un arcano motivo lui non le ha.

Quando decisi di venire a vivere qua, fu necessario catturarlo con una trappola e mi spiacque molto perché non ci fu altra scelta. Da allora è diventato, ove possibile, ancora più casalingo e se mi muovo nel modo giusto, mi è concesso di accarezzargli addirittura testa e guance (sono enormi, sembra un gigantesco criceto con le guance piene!!!) e in risposta ricevo un abbozzo di fusa. Non marca il territorio, seppure sia l'unico gatto intero e va d'accordo con tutti, indifferentemente che siano cani o gatti. Che gli animali siano meno razzisti degli umani? Questa estate spero voglia finalmente prendere coraggio e mettere il naso fuori! È così bello qui!


Solitaire – 22 Febbraio 2018