SIMBA e SWAMI


C'era una volta un giovanotto che adottò due gattini scegliendoli da una cesta in cui delle volontarie avevano raccolto una pigolante nidiata. Ignaro del fatto che il maschietto sarebbe un giorno diventato un grandissimo gattone, lo chiamò Simba (che in una lingua africana significa "leone") mentre alla gattina diede il nome di Swami (che in sanscrito indiano significa "amore/insegnante spirituale").


L'amore è sempre una ottima premessa. Fintanto che dura.


Il ragazzo dopo un po' si innamorò di una giovane donna. Arrivarono pure due cani ad allietare il mènage ed iniziò il bellissimo periodo dello scoprire il mondo insieme. Quando partivano per le vacanze mi lasciavano i gatti in custodia, a volte anche i cani e li conobbi così.


Poi arrivò la crisi, difficoltà economiche, perdita del lavoro, cambio di casa e non ci furono più mezzi per mantenere tutti. Fu così che Simba e Swami, invece di tornare casa a fine vacanza, restarono con me.


Simba rassomigliava a Ronin anche nel carattere, diventando una sorta di "capitano in seconda". Tranquillo di carattere, sicuro di sé e con gli altri senza mai comportarsi da sbruffone, senza manie di presenzalismo e capace di ristabilire l'ordine, se necessario. La foto ad inizio pagina ritrae proprio loro due insieme: Ronin il vecchio e Simba il giovane.


Che dire di Swami? È bellissima, con un manto morbido e dalla maculatura molto particolare, è affettuosissima ed è una instancabile cacciatrice. Quando ancora vivevo all'Oasi La Martina, aveva purtroppo scelto come zona di caccia proprio quella proprietà dove anni prima avevo trovato la mia Missi in una trappola abusiva e dove si erano concentrati in modo inquietante gli smarrimenti degli otre 30 gatti padronali misteriosamente scomparsi lungo la via, ultimo il mio amato JJ. Dopo la denuncia presentata alla Questura di Reggio Emilia e durante un servizio al telegiornale, occasioni in cui avevo potuto anche presentare una mappa attestante il numero e i luoghi delle scomparse e dimostrare che non c'era nemmeno una sola volpe in zona da additare come la colpevole dei tanti misfatti, non scomparvero più gatti.



Swami però e senza che lo dicessi a nessuno, iniziò ad andare a caccia proprio in quel luogo maledetto che per qualsiasi gatto costituiva una terribile attrazione. Praticamente ogni sera, per quasi un anno, andai a chiamarla per riportarla a casa e liberarla solo il mattino successivo. Fino alla primavera del 2017 quando non si fece proprio trovare.


Viste le amare precedenti esperienze, sapevo esattamente dove e cosa cercare. Mi avvicinai alla proprietà senza scorgere nessuno, ben sapendo che potevo essere vista a mia insaputa e seguita in qualsiasi movimento. Scorsi un lavorante che singolarmente non si accorse della mia presenza, manco fossi stata invisibile. Girai l'angolo e intravidi dietro ad una bassa cancellata che non scavalcai per evitare una denuncia di accesso non consentito, un manufatto che con molta abilità era stato cammuffato per non essere visto da chi poteva passare di sfuggita ma che celava alla sue spalle l'ingresso a una presumibile gabbia.


Poco più in là erano stati appositamente creati due giacigli, disseminati degli avanzi di caccia di Swami. Su uno di questi, oltre agli avanzi, le feci di un animale che non erano quelle di un gatto ma che rassomigliavano tanto a quelle di una volpe. Mi si gelò il sangue, mi misi a pensare, non caddi nella trappola e mi allontanai senza nulla fare.


Un gatto non defeca MAI dove mangia.

Le feci erano in bella vista su quel mucchio, impossibile non vederle.


Avessi chiamato le Forze dell'Ordine come avevo fatto le volte precedenti, la controparte avrebbe avuto dei testimoni eccezionali per dimostrare che:

a) Swami era libera di girare per la proprietà senza che le si torcesse un capello, anzi, i giacigli erano stati realizzati per lei (e che quindi in quel luogo non erano mai stati nemmeno fatti sparire i tanti altri gatti come da me precedentemente denunciato) e che...

b) la volpe c'era, come appunto testimoniato dalle feci (ma le feci erano state messe lì apposta, quindi avrei confutato quanto avevo dichiarato e dimostrato in fase di denuncia - ossia che in zona non c'erano più volpi da molto tempo -  aiutando la controparte a smontare tutte le mie stesse prove)!


Tornai a casa e poche ore dopo Swami riapparve di sua iniziativa. 


Così capii anche l'altra chiave di lettura: "non farla più venire qui... la gabbia che abbiamo allestito di là l'hai vista, sappiti regolare". Un avvertimento in puro stile mafioso.


Non mi rimase altro da fare che tenerla chiusa in casa per tutti i mesi successivi. Sentirla piangere per settimane è stato doloroso per lei quanto per me. Vederla infine rassegnata e privata della possibilità di seguire il suo istinto, fu anche peggio. Mi misi alla ricerca di qualcuno che potesse adottarla, garantendole una libertà più sicura di quella che ormai non potevo più offrirle io. 


Alla fine trovai una colonia felina dove l'avrebbero accettata. Per fortuna però l'inserimento fu rimandato a data da destinarsi per motivi non imputabili nemmeno alla gattara che si era resa disponibile e io mi tenni Swami, il mio magone e me la coccolai ancora un po'.


Poi ci fu il crollo verticale della mia relazione col mio compagno di allora e così, per quanto avessi deciso di dovermi separare dalla mia amata Oasi La Martina, non dovetti separarmi da Swami che, invece, in quel tourbillon fatto di attese, incertezze, morti scampate e speranze di una nuova vita altrove, venne con me insieme a tutto il resto della mia tribù.


Abbiamo ricominciato tutti da "0" e nella prima immagine del Chi sono, c'è proprio Swami a testimoniare lo stato d'animo esausto e incerto di quando sono arrivata a Solitaire con 6 cani e 9 gatti al seguito.


Ne è valsa, tutta, TUTTA la pena. Swami è tornata ad essere libera. Siamo in una zona in cui vige il divieto assoluto di caccia e i "ragazzi" sono finalmente liberi di scorazzare a piacimento nelle campagne circostanti, facendo amicizia con i gatti di una vicina colonia felina. Sono stati accettati dai vicini di casa. I bimbi dei vicini, seppure inizialmente impauriti dai cani, hanno fatto amicizia con tutti e mi tornano utili le mie lezioni quando anni fa insegnavo ancora ai bimbi a scuola come comportarsi con cane&gatto.


Stiamo tornando ad essere felici, ci stiamo godendo il presente e coltivando speranzosi il futuro.


Solitaire - Marzo 2018