RONIN


Questo è Ronin e già si capisce che non può essere stato altro che un gatto molto speciale! Ha concluso la sua vita terrena il 14 luglio 2017, a 19 anni compiuti, incurante dell’artrite e di essere ammalato di FIV da oltre un decennio. 


Mi manca molto e mi piace pensare di mancare anch’io a lui ma ha avuto una vita degna di essere definita “bella”, gratificante anche dal punto di vista di un gatto, ed è stato sereno fino alla fine. Grazie all’affetto profondo che ci legava e a un certo modo di intendere la vita e il rapporto con gli altri, ho fondato l’ Associazione Animali Persi e Ritrovati. È stato quindi un gatto con una vita importante che a più riprese è stato ospite di trasmissioni televisive, l’ultima delle quali girata nel 2016 e dedicata ad approfondire quanto l’Associazione abbia potuto imparare sul senso dell’orientamento, come e perché un animale si perde e, soprattutto come vede il mondo, lo stesso in cui viviamo noi:

13 ANNI APER e COME CANE E GATTO VEDONO IL MONDO

Ringrazio e sarò sempre in debito con Silvia che con me fondò l'Associazione e ringrazio Arianna prima e Marzia e Tania che poi le sono succedute e che mi affiancano quotidianamente nel backstage dell’Associazione; ringrazio Paolo, Adolfo e Maria Letizia che mi aiutarono a ritrovare Ronin e a poter scrivere la prima e la più importante di tutte le Happy End Story.

Raffaela Millonig & Il Team di Animali Persi e Ritrovati

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CF: 94113780368 - ASSOCIAZIONE AMMESSA ALLA DESTINAZIONE 5X1000



RONIN (Parte I)


Correva l’anno 1998, a quel tempo vivevo a Milano e avevo già tre gatti: Bacardi, Rufus e Marzapane - proprio quelli che mi avevano insegnato ad appassionarmi così tanto al mondo dei piccoli felini da indurmi a scrivere “Coppia con Gatti”, il mio primo libro.


Mio marito ed io avevamo deciso di passare una breve vacanza in Trentino. Era fine estate e, insieme ai miei genitori che ci avevano raggiunti dalla Germania e a due anziane amiche di famiglia, scegliemmo un albergo in Valsugana dove passare due settimane.


L’hotel era accogliente e spazioso, disposto a semicerchio attorno ad una piccola piscina, con le belle montagne a far da scudo all’orizzonte e con il consueto, vivace viavai di Ospiti. E in quell’andirivieni di gambe giovani e anziane correva anche un allegro gattino...


Le vacanze ebbero inizio: gite, riposo, ottima cucina.


Il micetto i primi giorni c’era e non c’era ma notai dopo un po’ che, purtroppo e nonostante avesse appena 3 mesi, quella fosse la regola. Però era bravo! Mi scovava tra le tante sdraio in giardino, quando non ne poteva più di essere in balia di bimbi grandi e piccini che, in balia a loro volta di adulti incuranti, lo trattavano come un giocattolo… ma perché tanti genitori mollano i figli pensando che ci siano momenti in cui sia possibile prendersi una pausa? Non dico di impedire ai bimbi di giocare ma vigilare, vigilare, vigilare…


Così, in uno di quei primi incontri a bordo piscina, non solo ci presentammo a vicenda (che belli i primi grattini!!!) ma lui, già che c’era, mi presentò la sua fame e le sue orecchie piene di rogna. Ma non era il gatto dei proprietari dell’albergo?


Diciamola tutta. Avevo fatto finta di non vedere ma non si poteva mica andare avanti così… Davanti alla lobby (fuori dalla porta d’ingresso) c’era una ciotola di crocchette tutta per lui. Grandi tre volte la sua piccola bocca. Accanto c’era una ciotolina di latte. Annacquata dall’ultima pioggia e arricchita da un cospicuo numero di moscerini annegati.


In assenza di un atteggiamento positivo, propositivo e compartecipativo da parte di padroni e Ospiti della struttura, mi misi alla ricerca di un negozio per animali in paese, nemmeno poi difficile da trovare. Per cercare e trovare un determinato tipo di sensibilità o di attenzione, Smartphone e GoogleMaps nemmeno oggi riescono ad aiutare nell’impresa.... MA PERCHÉ??? Misteri e carenze della tecnologia e dell’informatica?


Iniziai a rifocillare la bestiola. Dopo pochissimo, avevamo già il nostro appuntamento fisso: lui sotto alla mia sdraio per fare merenda e dopo sopra di essa, in grembo a me, per raccontarci le nostre cose. Mi disse che le orecchie gli davano, in effetti, molto fastidio. Poi mi disse anche che la lettiera non ce l’aveva. Di giorno gli facevano usare il giardino e di notte veniva rinchiuso nella lobby. L’aveva cercata non so quante volte e alla fine era costretto a fare i suoi bisogni dove capitava ed era dispiaciuto che qualche Ospite si lamentasse pure. Almeno gli avessero chiesto perché, così come stavo facendo io.


Fu così che lo portai dal veterinario (c’era anche quello in paese!!!) e nel giro di una settimana le sue orecchie migliorarono di molto grazie alle gocce che da quel momento iniziai a somministrargli ogni giorno. Io nel frattempo mi feci sempre più fosca…


Il personale mi raccontò che il gattino apparteneva alla figlia della proprietaria dell’albergo, separata da un po’ di tempo e che, oltre ai problemi dati da un matrimonio fallito, aveva problemi pesantissimi con la gestione dell’albergo. Il gattino inizialmente aveva la lettiera nell’appartamento della titolare ma per “comodità” avevano ben presto deciso di lasciarlo al pianterreno, in un mondo ormai quasi senza controllo (la lettiera era rimasta al piano di sopra…). Infine, la confidenza più grande: il gattino era solo l’ultimo dei tanti animaletti che la donna comprava alla figlia, ma tutti, proprio tutti, prima o poi erano stati trovati morti in giardino.


A casa di gatti ne avevo già tre.

Mio marito non ne voleva sapere.

Il Buon Dio era consapevole di cosa stesse facendo, quando inventò le mamme.


Mi misi al cellulare e uno per uno chiamai tutti gli amici, chiedendo loro se fossero disponibili ad adottare un gattino. Dopo tante chiamate a vuoto, finalmente si rese disponibile anche l’amica di una affidabilissima persona di servizio che conoscevo bene.


Il gattino scomparve lo stesso giorno in cui finirono le mie vacanze… per riemergere dalla mia morbida e capiente borsetta esattamente dopo le due curve di strada che servivano per andarcene via per sempre ma insieme da lì. Ebbene sì, confesso di avere rubato un gatto. Sono cose che non si fanno. Ma lo rifarei. Per rubarlo a una vita di stenti se non alla morte.


Giunta a Milano lo consegnai alla nuova proprietaria con tutte le raccomandazioni del caso, dopo averle fatto promettere di contattarmi qualora avesse dovuto ripensarci. La signora faceva la badante ad una donna anziana e le cose andarono bene per un po’. Le feci visita un paio di volte, il piccoletto che aveva chiamato “Alessandro” era fin troppo pulito (= lavato e profumato) ma gli volevano bene. Fino al giorno in cui l’anziana signora morì e la sua proprietaria si vide costretta a restituirmelo.


Fu così che il gatto montanaro arrivò infine a casa nostra. Mio marito ovviamente continuò a non essere affatto d’accordo ma visto il coraggio nel fronteggiare gli altri tre gattoni di casa, dimostrò almeno sense of humor ribattezzando il piccolo lestofante (sperando che servisse a qualcosa) con il nome di “Ronin” – ossia un samurai-guerriero-senza-padrone…


Ronin dovette però subire anche il mio di divorzio, affrontando scatoloni e traslochi e diventando addirittura ambasciatore dei gatti… perché mi ero scelta un compagno nuovo che viveva a Modena e al quale i gatti non piacevano proprio. Iniziò ad apprezzarli proprio grazie a Ronin, dal giorno in cui, anche lui reduce da un divorzio e costretto a vivere da solo prima che potessimo mettere su casa insieme, iniziò a gradirne la discreta compagnia…


In buona sostanza, oltre che un gatto samurai, per i primi anni della sua giovane vita, Ronin fu anche un gatto migratore! Valsugana-Milano-Modena, finendo per impossessarsi a pieno titolo della via in centro storico dove eravamo andati a vivere, ripulendo il quartiere anche dai ratti. Due belle pantegane me le portò anche a casa (morte). La prima volta lasciandomi il “presente” davanti alla porta del solaio, non avendo ancora imparato a contare bene i piani ma tanta era la voglia di portarmi un regalo… la volta successiva mi fece trovare il trofeo di caccia grossa, tronfio di orgoglio, sul pianerottolo. Poi ci fu la volta che, affacciandomi alla finestra per capire la natura di un concitato chiacchiericcio in strada, lo vidi come stava rincorrendo un altro topastro, incalzato e applaudito dai vicini di casa che facevano festa alle sue prodezze!


Per quanto fosse un gatto comunissimo, diventò bello, grande e forte e si adattò molto bene al contesto cittadino, andando a fare a cazzotti anche con i cazzutissimi gatti dell’ormai smantellata colonia felina di San Geminiano. Proprio quella dalla quale un giorno sarebbe venuto a vivere con noi pure Blacky e dove probabilmente venne infettato dalla temuta FIV che però non gli ha impedito di raggiungere l’attuale veneranda età di 19 anni suonati, senza dover nemmeno prendere medicine se non per l’artrite.


Dopo qualche anno decidemmo di ristrutturare l’appartamento in cui vivevamo e anche di quel periodo non dimenticherò mai alcuni episodi. Dovendo smantellare tutto, facemmo fagotto delle nostre cose e per tre mesi ci cercammo un altro posto dove stare. Ronin avrebbe dovuto venire con noi ma non ne volle sapere. E visto che il clima era ancora mite e che io avrei dovuto supervisionare il cantiere di giorno, lui decise che avrebbe passato le notti nella cantina di un vicino e che ci saremmo incontrati lì ogni mattina.


I primi tre giorni necessari all’abbattimento dei muri e allo scrostamento delle pareti, non lo feci nemmeno entrare in casa. Poi, in una pausa pranzo e dopo che la polvere si era finalmente un po’ depositata, gli aprii la porta. Davanti alla totale assenza di riferimenti rimase sconvolto. Non c’era più nulla del nostro mondo comune, se non un perimetro di mattoni a vista. Uscì allibito, per urlare la sua desolazione con un gemito che non dimenticherò mai.


Non volle mai più salire in casa, preferendo comunque di restare a vivere tra la cantina del vicino e il reticolato di strade adiacenti a lui ormai così familiari. Fino al giorno in cui, in un nuovo momento di pausa lavorativa, lo riportai scalciante e ricalcitrante di peso in casa. Avevamo appena finito di riposare i primi muri…


Fiutò lentamente e meticolosamente ogni centimetro, inizialmente scocciato dall’essere stato costretto a fare qualcosa che non voleva, per poi assumere un’aria sempre più baldanzosa. All’improvviso abbandonò la perlustrazione e mi si strusciò alle gambe per dirigersi cauto sul pianerottolo, iniziare a pulirsi e per scendere poi in cortile. Da quel giorno in poi, in ogni pausa pranzo, riprese a salire in casa e a verificare l’andamento dei lavori. E che libidine poter fare la pipì nella sabbia sul massetto del futuro pavimento. Qui stava rinascendo una casa. La NOSTRA casa! Meglio lasciarci il segno, sin da subito!


Arrivò l’inverno e finalmente lui ed io passammo la notte, la prima notte sul parquet posato di fresco. Io a dormire per terra, in attesa dei mobili, avvolta in una coperta. Lui sdraiato davanti al termosifone della nuova camera da letto, a pancia all’aria, ronfante di felicità e con un invisibile quanto esplicito cartello recante la scritta: “guai-a-te-se-mi-tocchi-io-adesso-dormo-finalmente-di-nuovo-in-casa-mia-al-caldo-e-mi-piace-stare-qui”.


Fino a quei maledetti botti del 29 dicembre 2003…



RONIN (Parte II)


Il 29 dicembre 2003 Ronin, uscì di casa verso le 18:30. Era stata una giornata uggiosa, piovigginosa, di quelle da stare volentieri in casa. Quel tardo pomeriggio un vicino aveva aperto mezz'ora prima del nostro rientro il portone al nostro micio. Lui era uscito, nonostante il tempaccio, per fare il suo solito giretto. In quattro anni non era mai successo nulla, Ronin stava molto volentieri in casa, tanto quanto odiava stare chiuso in casa. Ma quella sera non rientrò e nemmeno il mattino dopo.


Dopo 12 ore di attesa ho incominciato di giorno a rivoltare la città e a piangere lacrime inconsolabili di notte. Non auguro a nessuno quello che ho passato e di dover vivere uno stato d'animo simile.


Abbiamo disseminato 350 volantini segnaletici in centro. La Gazzetta locale ci ha gentilmente pubblicato un annuncio con tanto di foto. Lo sapeva tutta la città e se non era tutta lo sapeva almeno metà. Facevo ogni giorno qualcosa: attaccare volantini, controllare dove li avevano strappati, chiamare TUTTI i veterinari, mandare mail segnaletiche ad amici e conoscenti, passare e ripassare in zone della città che conosceva bene o che forse non conosceva affatto... Non è passato un giorno in cui non facessi QUALCOSA per cercarlo. Sono fioccate le telefonate di segnalazioni e di incoraggiamento. Ho incontrato anche qualche disfattista che mi assicurava che il gatto ce lo avevano sicuramente ammazzato, mangiato, investito. Facevo spallucce e continuavo a cercare, a fare... ma di Ronin nessuna traccia!


A metà gennaio mi segnalano un gatto vicino ad un asilo nido. A quanto pare scappato da lì dopo essere stato azzannato da un cane... Al secondo giorno di appostamenti riesco a braccare l'animaletto ma non è Ronin bensì una giovanissima "lei".


Non volevo "rimpiazzare" il mio gatto, ancora lo davo solo per dis-perso e non "definitivamente perso". La mamma che aveva le bimbe al nido e che mi aveva segnalato il gatto/la gatta, si rese disponibile ad accudirla fintanto che non avremmo trovato anche i suoi di padroni. Le fisso un appuntamento dal mio veterinario (come si confà di routine con tutti i trovatelli) e l'aiuto a portare la piccola a casa. Le chiedo di chiamarmi qualora abbia dei problemi.


Mi chiama il mattino dopo: il marito non ne vuole sapere. Così dal veterinario ci vado io, micia-in-gabbietta in una mano, nell'altra mano quella del mio compagno che dice: "questa al gattile non ci va" e io battezzo la piccola chiamandola "Tabby" - errore colossale perché lei ha un disegno "calicò-squama di tartaruga & bianco", ossia bianco, rosso e nero. "Tabby" caso mai sarebbe stato Ronin, se fosse stato ancora a casa, il mio bel micione tigrato!


Nel frattempo, non sapendo più dove sbattere la testa avevo registrato un dominio - www.animalipersieritrovati.org - nella speranza di poter evitare agli altri quello che era successo a noi. Mi ero resa ben conto di quanto fosse difficile sapere cosa fare, come comunicare al più grande numero di persone l'accaduto e avevo constatato amaramente quanto fosse complicato individuare gli enti, le associazioni o chi altri avrebbe potuto esserci d'aiuto. Registro il sito nella prima settimana di gennaio dopo avere consultato due amici, una grafica e uno specialista di programmazione che si offrono come volontari: siamo un team e così il sito di annunci, gratuito e di libero accesso, può nascere per aiutare tutti coloro che hanno bisogno di consigli e conforto e che hanno bisogno di un sito dedicato per dichiarare lo smarrimento o il ritrovamento di un animale da compagnia.


Dopo la visita dal veterinario portiamo Tabby a casa. "Benvenuta in albergo" le dico io e le do una carezza triste. Tabby non si scompone. É un p’ triste anche lei e per due giorni è discreta, silenziosa. Le piace la compagnia, non vuole stare da sola ma nulla più. È una gran giocherellona. Il veterinario ci dice che forse potrebbe essere incinta. La torre di Babele sembra piccola se confrontata ai pasticci in cui ci inguaiamo...


Un pomeriggio metto via il portatile, a lavoro finito. Messo via bene, non si sa mai. Poi devo averlo spostato e forse 3 cm di cavo all'improvviso sporgono dal bancone. Un tonfo. Uno solo. Tabby mi guarda atterrita, pietrificata, poco lontano... Non ho avuto neanche la forza di piangere ed era inutile sgridarla. La colpa era mia. Il centro di assistenza a Milano. Altre 48 ore di tremarella, non sapendo se con quella caduta avevo perso tutto il mio "ufficio". Alla fine era rotto solo lo schermo. Una delle due parti più costose. Almeno 700 Euro di danno ma non avrebbero potuto darmi una notizia più bella: tutti i dati erano salvi!!!


Decidiamo prima di far sostituire il monitor, poi Mauro mi consiglia saggiamente di comprare un portatile nuovo. Ai PC non fa bene volare e il mio aveva già qualche annetto, meglio non rischiare. Così adesso ho un portatile nuovo fiammante. Di Euri ne ho spesi il doppio della riparazione però sono più tranquilla...


Tabby intanto era andata in calore, altra bella notizia: non poteva quindi essere in attesa di micetti...! Un mattino, la lasciai sola per la seconda volta (la prima per portare il portatile a Milano) e quando tornai, in preda al calore più feroce, si vendicò facendo la pipì sul piumone. Altri 25 Euro di spesa... Portai il piumone in tintoria e lei in una pensione per gatti. Avremmo dovuto partire comunque tre giorni dopo per andare da un'amica alla quale avevamo promesso da tempo una visita tante volte rimandata negli ultimi mesi. Adesso o mai più, avevamo dato la nostra parola agli amici e forse era un buon modo per "staccare" o almeno allentare la tensione. E così Tabby si sarebbe sfogata senza troppi danni a cose e nervi... ormai pressoché inesistenti...


Dopo averla portata in pensione, plico di volantini alla mano, decisi di fare un secondo giro dai veterinari. Tutto l'elenco delle Pagine Gialle, questa volta di persona e non telefonicamente, per segnalare loro la scomparsa di Ronin, per sensibilizzarli nuovamente di stare attenti a qualsiasi segnalazione. 3 settimane dalla sua scomparsa.


Ero arrivata al penultimo nome della lunga lista. Un ambulatorio in fondo, in fondo ad una lunga strada, lontana da casa mia. Faceva buio ormai e feci fatica a trovarlo. Il veterinario sì, sì li aveva visti tutti i volantini in giro ma non si era segnato il mio numero. Ma com'era il mio gatto? Glielo descrissi nuovamente.


Abbozzò un sorriso: "Secondo me Ronin è quel gatto che è appena uscito dal mio ambulatorio, non sarà neanche mezz'ora fa. E stia calma perché sta bene". Abbozzai a mia volta un sorriso, però cretino, rincretinito. Non c'è altro termine. Ma era proprio sicuro? Gli descrissi un particolare. Sì, non ci potevano essere dubbi.


"Vada a casa. La chiamano subito perché si sono segnati il suo numero su una copia della Settimana Enigmistica. Il suo gatto lo hanno trattato come un re!"


Corro a casa. Da dietro la porta sento squillare il telefono. Non faccio in tempo. Squilla il cellulare. Sono loro. Sì, posso venire anche subito. 3 settimane e un'ora. Alle 19:30 sono davanti a lui. A dire il vero non riesco a vederlo bene. É seduto in una magnifica cuccia fatta a mano apposta dal padrone di casa con materiale isolante e materassino riscaldato. Lui aveva chiesto "asilo politico" ma lo smorfiosetto si era guardato bene dall'accettare il gatto dei padroni di casa. E comunque lui era un gatto libero e voleva poter entrare e uscire di casa a suo piacimento... Così gli avevano costruito quella cuccia su di un basso balcone dal quale poteva comodamente saltare giù per andare in giardino... e quando arrivai, lui si era messo seduto.


Lo riconobbi subito, con un tonfo al cuore, vedendo solo il mento e le zampe. Immobile aspettò. Lo chiamai per nome. Rispose con un miagolato sommesso e uscì, venendomi incontro e avvolgendosi attorno alle mie gambe. Avevamo tutti le lacrime agli occhi.


Quasi scappai da quella casa, da quelle persone così gentili e che posso annoverare tra gli amici. Anche Ronin ha trovato degli amici, praticamente quasi tutta la città!


L'altro giorno mi ha chiamata una distinta signora che ci aveva segnalato un gatto sul suo tetto, in pieno centro storico, la notte di Capodanno. No, il gatto non era Ronin e nel frattempo aveva però fatto amicizia con i suoi di gatti... ma lei voleva sapere proprio del nostro di micio! Lo avevamo trovato? Quando le raccontai che eravamo di nuovo tutti insieme ne fu contentissima e mi disse: "io per gli amici mi chiamo Mumi!".


Quanti, quanti amici nuovi abbiamo trovato. É incredibile. E quanto calore umano. Nel dolore accecante é stata la cosa più bella che mi sia mai capitata.


Così il 19 gennaio 2004 abbiamo finalmente festeggiato l'anno nuovo!!!


Il giorno dopo il ritrovamento scrissi una lettera di ringraziamento. Ne stampammo 100 volantini e li distribuimmo nottetempo in città, tutti contrassegnati da una piccola coccarda allegra e colorata. Li lasciammo appesi per 3 giorni per poi ritirarli tutti, quasi tutti, perché molti si portarono il volantino a casa per ricordo. Mi ricordo ancora di un vigile che con gli occhi umidi e il volantino in mano mi riconobbe ed esclamò: “Così si fa!”. La Gazzetta pubblicò in via del tutto eccezionale il testo integrale della stessa lettera, riportando tutti i nomi elencati, tutti i nomi di coloro che in quelle 3 settimane ci erano stati vicini... tranne quello degli Amici appartenenti all'Associazione Gay "Matthew Shepard" che qui ringrazierò sempre per la vicinanza!


Portai Ronin a casa. Dormì per due giorni di fila. Era mogissimo. E poi? Poi dovetti mettere in pensione pure lui. Ed ero terrorizzata all'idea di farlo convivere anche solo temporaneamente con Tabby. Lui, gli altri della sua specie li sopportava poco. E poi Tabby era meglio che stesse da sola. Non si sapeva se fosse vaccinata. Meglio non correre rischi. Già un miracolo l'avere trovato una pensione che me l'accettasse così com'era. Sulla parola, senza sapere se fosse vaccinata, senza libretto sanitario. Meno male che il veterinario aveva potuto almeno constatare che sembrava sana.


Ma la pensione dove solitamente portavo Ronin era chiusa. Le altre non mi convincevano e l'unica rimasta era una pensione vicina a quella dove era sistemata Tabby, trovata a fatica, spulciando tutti gli indirizzi possibili. Ma come il fato vuole, la titolare di questa pensione non c'era quando le portai Ronin... e così il nostro prode prese posto nella gabbia immediatamente accanto a Tabby. "O la và, o la spacca" ci siamo dette in due, la titolare della pensione ed io. "Magari fanno anche amicizia attraverso le maglie della rete che li divide di un solo centimetro.... speriamo bene!"


Partimmo con il magone per andare a visitare la nostra amica e al nostro ritorno i due pelosi avevano socializzato abbastanza... Li portammo a casa. Ma i padroni di Tabby? Ancora nessuna notizia, nessuno che la reclamava. Decisi per un secondo giro di volantinaggio. Bingo! Mi chiamarono a casa:


"...ma di che colore sono gli occhi della gatta?"

"Non lo so..."

"...ma di che colore sono i padiglioni delle sue orecchie?"

"Non lo so..."

"...ma di che colore sono i suoi polpastrelli?"

"Non lo so..."

"Scusi ma come posso rendervi un animale che asserite essere Vostro senza che sappiate questi dettagli?"


Poi si ricordarono che Tabby l'avevano portata dal veterinario per una cisti. Guarda caso era lo stesso veterinario che mi aveva segnalato Ronin. "D'accordo, allora ci incontriamo dal veterinario, così ci aiuta ad identificare Voi e la gatta".


Si presenta una giovane coppia con due bimbe. Salta fuori che Tabby è una gatta in multi-proprietà. È arrivata nel loro condominio due mesi prima, non si sa da dove. A turno le danno da mangiare e le hanno messo a disposizione una cantina come cuccia. Se c'è, bene. Se non c'è... sarà in giro.


Il veterinario riconosce la gatta e riconosce loro. Non ho motivi per oppormi. Però, però, però... Però adesso bisognerà anche sterilizzarla e vaccinarla. Loro fanno un passo indietro. Proprio fisicamente. E poi loro stessi saggiamente affrontano il problema della prossima estate: chi l'avrebbe potuta accudire nel condominio? La piccola gatta era di tutti e di nessuno. E io faccio un balzo in avanti e mi incuneo in quella breccia. Non è stato difficile sprangare quel terreno brado. Tempo neanche 10 minuti e Tabby cambia di proprietà. Diventa mia, anzi di Mauro... che ormai voleva avere un gatto anche lui. Perché Ronin é un po’ mio e la Tabby ormai era diventata un po’ sua...! Pensare che, prima di conoscerci, era convintissimo che gli animali stessero bene solo fuori di casa o in padella... Ancora qualche anno e lo potrò forse annoverare tra i gattari più sfegatati? Anche Ronin ha contribuito notevolmente a fargli cambiare idea!


Usciti gli "ex" di Tabby (che lei aveva manco salutato in segno di riconoscimento) il veterinario serio e senza ulteriori commenti conclude: "non l'hanno mai vaccinata, mai dato un vermifugo, mai un antipulci...". Ho il suo completo benestare.


Da allora sono passate due settimane, é tornata la serenità e intanto sono successe tante altre cose ma solo piacevoli!

Raffaela Millonig - Modena (MO), 12 febbraio 2004



Ronin, io e la nostra ultima foto ricordo nell'estate 2017